Mi piace considerare l’estetica e l’ironia dei principi attivi che attraverso la fotografia curino l’anima: per non essere sopraffatti da tutto il dolore che siamo costretti a vivere, guardare e sentire, l’arte ci viene in soccorso.
Nonostante la fotografia continui a rappresentare solo la realtà per come essa è, può esprimere una vasta gamma di sentimenti, emozioni e idee diverse. Può colpire per il soggetto o per la forma, per il concetto espresso o perché l’occhio si conturba nella visione. Impressiona ognuno a diversi livelli di sensibilità. Per ognuno esprime un codice personale.
L'estetica nella fotografia è influenzata dalla percezione soggettiva di ciò che è considerato bello e può essere rappresentata attraverso – le più o meno tipiche – icone basiche della armonia e della grazia e l'uso di linee pulite e curve fluide, che conferiscono alla foto un aspetto elegante e sofisticato. In rassegna uno stile dal gusto classico espresso in maniera approssimativamente moderna.
L’ironia si esprime nella rappresentazione di una dialettica cittadina espressa attraverso il mondo tangibile e il mio occhio. Le persone attraverso i muri e gli oggetti realizzano diversioni irregolari intrecciando dialoghi muti che raccolgo. Si realizza sotto i nostri occhi una visione meccanica della fenomenologia umana. Ecco che l’atto di ascoltare restituisce un senso.
Con prodotti così diversi anche gli strumenti fotografici e di postproduzione variano. Per i mezzi è comune l’uso della reflex digitale o dello smartphone. I trattamenti passano dal “Sunset Style”, in cui c’è un tripudio di colori vivaci, al daylight, passando per viraggi desaturati e il B/N.
Ogni scatto parla una lingua e pretende un trattamento, nell'atto di cogliere un istante e restituirlo, ripristino una forma.
Uso photoshop come se fossero ulteriori dita.
Riccarda Rodinò di Miglione
Anna Imponente in occasione della mostra Vesuvio Universale_Vesuvio Quotidiano a Napoli nel 2017
Quasi romana per adozione, Riccarda Rodinò di Miglione è profondamente legata alla sua città natale, Napoli, che la influenza nella ricerca artistica in cui predilige l’uso della fotografia in una chiave grafica e di impatto comunicativo.
La città partenopea, dove ha esposto in mostre personali e collettive, torna nella scelta di una tavolozza in cui prevalgono cromie accese, in alcuni casi declinate in una lettura Pop, in altri edulcorate in immagini che hanno il sapore di tempi remoti.
In ogni caso, sia che prediliga il colore “ritoccato”, la luce naturale o il bianco e nero, più raro, Riccarda Rodinò di Miglione legge architetture, paesaggi urbani e naturalistici in chiave ironica e ottimistica, al fine di portare una visione positiva della complessità della società contemporanea.
Dario Lanzardo in occasione della mostra Doppiofondo a Milano nel 2009
I graffiti fotografati con intenti narrativi possono trovare due sbocchi principali. Quello di far parte di un volume (e/o una esposizione) che ne ricomponga il significato culturale per una città, per un periodo storico, per una generazione giovanile, organizzandoli per generi: valori esistenziali, appartenenze politiche, sport, amore, droga, minimalismo, forme di rappresentazione estetiche (soprattutto quelli figurativi), ecc. Oppure quello di inserirsi nella ricerca estetica di una artista che prende dalla realtà il materiale per farne opere sostanzialmente sue.
(La Rodinò...) colloca i graffiti su muri virtuali fatti di suggestivi piani e flussi cromatici che occupano molto spazio dell’immaginario di chi li osserva riducendo il peso dei graffiti originali. Ma è solo una prima impressione, perché in realtà ogni messaggio scelto ed estratto dal muro, sembra aver trovato il contesto formale adeguato al suo valore intrinseco, una sua riscrittura nel linguaggio della contemporaneità.
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